Curioso, ma forse nemmeno tanto, che il lembo meridionale del Parco Lura tocchi l'area in cui si adagia, su un grande prato ben visibile dall'Autostrada dei Laghi, il Museo storico dell'Alfa Romeo.
Nel sito di Arese, Garbagnate e Lainate la grande industria automobilistica meneghina si trasferì dal "Portello" in centro città (lo spazio era divenuto troppo stretto) all'inizio degli anni 'Sessanta del Novecento. Già allora la storica azienda (che competeva con gli altri noti bolidi rossi di Maranello) era passata dai privati all'IRI cioè allo Stato. Lì si costruivano la Giulia, la Giulietta, la Alfetta e i bolidi da competizione. Lì si progettava l'intera filiera produttiva con un'equipe di ingegneri e stilisti invidiati da tutto il mondo. Insomma, l'Alfa era il fiore (o meglio), il quadrifoglio all'occhiello dell'industria italiana e milanese in particolare. Nel 1976 assieme al Centro Direzionale, venne inaugurato il Museo storico dell'Alfa Romeo, grazie alla lungimirante conservazione di quasi tutti i modelli e prototipi da parte della dirigenza aziendale, fin dai primordi pionieristici. L'idea si attribuisce a Orazio Satta Puliga, a capo della progettazione negli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale. La proposta fu accolta dal presidente Giuseppe Luraghi, al quale si deve la realizzazione della sede ad Arese. Fu il progettista Luigi Fusia a raccogliere, riordinare e organizzare i frammenti di storia, restaurare le vetture e scrivere le didascalie. La cura del progetto museale e dell'allestimento fu affidata ai fratelli Vito e Gustavo Latis, architetti protagonisti del panorama costruttivo soprattutto nella Milano e nel Comasco del dopoguerra.
Ma l'Azienda e di conseguenza anche il Museo non ebbero un lungo futuro e pochi anni dopo vennero acquisiti dalla Fiat. Seguirono momenti difficili, poiché il gruppo torinese optò per una lenta inesorabile dismissione produttiva nell'area milanese (anche Autobianchi a Desio fece la stessa fine). Negli anni 2000 l'attività ando gradatamente a cessare, e con essa l'impiego per migliaia di lavoratori del territorio.
Il Museo stava seguendo il medesimo destino, ma un forte movimento d'opinione con il sostegno delle Amministrazioni locali convinse la Sovrintendenza ai Beni Ambientali a porvi un vincolo di tutela, assai provvidenziale. Una ipotesi di smantellamento definitivo e trasferimento altrove degli oggetti era tutt'altro che remota.
A quel punto l'azienda, ormai internazionalizzata come ben sappiamo, comprese l'importanza di valorizzare quel lembo di memoria e decise di investire nuovamente nel rilancio del Museo, che oggi ha riaperto i battenti, in una nuova veste e allesitmento: "la Macchina del Tempo", che si può visitare.
Il parco Lura inizia, da sud, nel grande spazio verde progettato dal celebre paesaggista Pietro Porcinai che circonda il Museo. E' un legame stretto fra ambiente naturale e mondo della produzione; l'uno e l'altro devono convivere in armonia, sia per motivi ecologici tanto che per la società nel suo insieme.