La stanza del Roccolo e il suo bosco
a Cermenate si impara a conoscere la natura laddove si catturavano gli ucceli
Nel cuore del bosco compreso fra Cermenate e la località Pioda di Cadorago si trova una collinetta coperta di carpini e belle querce, sulla cui sommità si erge una casupola, o casello, a forma di torretta a tre piani sovrapposti, il Roccolo: serviva un tempo per praticare l'uccellagione, cioè per catturare gli uccelli. Oggi il Parco ne ha fatto un luogo d'educazione ambientale. La cattura degli uccelli con le reti si perde nella notte dei tempi. Se ne accenna implicitamente persino nel Vecchio Testamento quando, nel deserto del Sinai, Mosè fece catturare al popolo ebraico le quaglie (come, se non con le reti?). Il roccolo, o brescianella o uccellanda o anche paretaio (in Toscana), è una struttura tipica del Nord e del Centro Italia, che si è diffusa soprattutto in Lombardia e Veneto tra il XVI e il XVII secolo, la cui origine si ritrova in documenti del Bergamasco sin dalla fine del XIV sec. Veniva allestito sui crinali e i dossi o lungo i valichi alpini, ovunque nei passaggi obbligati lungo le direttrici principali di migrazione attraverso le Alpi e le Prealpi. Quando l'uccellagione venne vietata dalla legge alla fine degli anni '60, in ossequio alle obbligazioni comunitarie, la maggior parte dei roccoli vennero abbandonati dai loro proprietari. Sopravvissero soltanto alcuni impianti in virtù di specifiche autorizzazioni in deroga al divieto generale, con il pretesto di effettuare limitate catture a scopo scientifico o amatoriale nei colli bresciani e bergamaschi, dove tale pratica è ancora fortemente radicata nella tradizione popolare. La struttura di un roccolo era costituita fondamentalmente da due componenti: un casello e l'impianto vegetale. Il casello consisteva in una piccola torretta coperta, generalmente a pianta quadrata o rettangolare e sviluppata su tre piani collegati da una scala interna; l'edificio solitamente veniva avvolto da piante rampicanti per mascherarne la visuale e non intimorire gli uccelli. Il pian terreno era utilizzato per il deposito delle gabbiette con gli uccelli da richiamo e piccolo ritrovo-cucina; il primo piano era luogo di riposo dell'uccellatore e l'ultimo era il vero e proprio osservatorio faunistico. Questo locale era fornito di numerose finestre a feritoia poste su tre lati, idonee per celare la persona e poter lanciare indistrubati lo "spauracchio". Il casello si erigeva su un punto sopraelevato dal quale si poteva avere dominare un'apposito giardino, curato con lo specifico scopo di attrarre gli animali e tendere le reti a trappola: le piante venivano disposte in forma semicircolare o a ferro di cavallo, in posizione discendente verso valle, lasciando un'ampia radura davanti alle feritoie. Al centro della radura venivano messi a dimora alberelli da bacche, molto attraenti per i piccoli uccelli: ciliegi, sorbi degli uccellatori, pruni, rose canine. La cortina d'alberi era solitamente costituita da due filari di carpini bianchi che venivano potati a formare una sorta di galleria vegetale. Al suo interno venivano tese le reti a maglia lenta per la cattura degli uccelli, senza ucciderli. Ma il loro destino era spesso crudele poiché molti finivano comunque in pentola ad arricchire il tipico piatto "pulenta e osei" o finivano rinchiusi in gabbiette a richiamare altri passerotti. Solo in anni più recenti taluni impianti sono stati riconvertiti alle operazioni d'inanellamento e immediato rilascio, allo scopo di studiare e monitorare i flussi migratori, sotto sorveglianza degli istituti di ricerca e delle università. Il metodo di cattura era tanto semplice quanto crudele. Gli uccellini venivano attratti dalle bacche zuccherine degli alberelli posti al centro della radura, e dal canto dei richiami vivi chiusi nelle gabbiette. Veniva usato anche lo "zimbello", ossia un uccello vivo legato tramite uno spago ad un piolo infisso nel prato, in modo da incrementare il richiamo per gli stormi in avvicinamento. Il cacciatore avvistava le proprie prede nascosto nell'ultimo piano del casello; indi lanciava lo "spauracchio" dalle feritoie. Era questo un attrezzo di forma simile ad una racchetta da tennis, composto da un manico in legno e intessuto con vimini o altri materiali leggeri, oppure era formato da girandole o piccoli boomerang: gli uccelli, terrorizzati da quello che a loro appariva un rapace in picchiata, fuggivano all'impazzata. E' noto che i passeriformi tendono a scappare verso il basso e non verso l'alto, per raggiungere rapidamente il primo cespuglio fitto dove potersi nascondere. Ma la circostante carpinata era per loro una trappola, poiché andavano inequivocabilmente ad impigliarsi nelle reti, senza alcuna possibilità di liberarsi. La pratica dell'uccellagione è oggi esecrata dal mondo ambientalista e animalista, per la sua cruente incongruità ed è stata marginalizzata dalla legge; pur tuttavia ha rappresentato una tradizione locale fortemente radicata, capace di creare una peculiare architettura del paesaggio nelle nostre Prealpi, specie sopra a Bergamo e Brescia, dove alcuni impianti sono autentici capolavori di un giardinaggio del tutto particolare, inventato a spese dei passeri. Il Roccolo di Cermenate fu costruito nel 1932 da un appassionato cacciatore locale, con i risparmi di una vita di lavoro e denominato "Casina Carla"; non era solo un impianto venatorio, ma anche un luogo di quiete e riposo, dove passare serene giornate festive. La figlia lo ha gentilmente messo a disposizione del Consorzio, per farne un luogo di quiete, contemplazione ed educazione all'ambiente. L'edificio è stato restaurato nelle sua foggia originaria; le siepi di carpini sono divenute nel frattempo alberi possenti e la struttura originaria del verde non è più percettibile, nascosta in mezzo a grandi querce cresciute spontanee. Il luogo è uno fra i più gradevoli del Parco e qui si possono osservare gli animali del bosco, nel rispetto della natura. Un luogo di caccia è stato convertito a luogo di tutela; nella visita accompagnata dagli educatori, si potranno vedere gli attrezzi del roccolo e provare i richiami acustici che emulano il canto dei più tipici uccellini nostrani. raduno Scout al Roccolo
(foto di Archivio Parco del Lura)
Cane da caccia al Roccolo
foto storica del Roccolo con il cane da caccia del proprietario legato all'albero
(foto di PR Lura)
Roccolo in inverno
(foto di Fabio Lopez)
segnale d'ingresso al Roccolo di Cermenate
(foto di Fabio Lopez)
schema di funzionamento del roccolo di Cermenate
dalla torretta si lanciavano gli spauracchi e gli uccellini posati sui sorbi, spaventati andavano a impigliarsi nelle reti poste a contorno, lungo la siepe di carpini
(foto di PR Lura)