Quando non piove più
La siccità aggrava i problemi. Il terreno secco non drena come quello costantemente bagnato dalla pioggia e l'effetto delle alluvioni quindi si accentua. La sola acqua sorgiva, non più incrementata dalle conche torbose e da sufficienti piogge, non è in grado di alimentare di continuo il fiume e quel poco che vi arriva viene assorbito attraverso i cottoli del suo alveo. Il fiume va in secca per la maggior parte dell'anno, almeno fino al punto in cui il primo scarico di fogna o di depuratore non riversa le proprie acque reflue nel suo corso.
I depuratori per solito lavorano secondo i parametri di legge, ma in questo contesto il risultato è comunque sconfortante, poiché manca l'apporto diluente del normale deflusso fluviale. Quando venne costruita nel 1976 la norma regolatrice degli scarichi, il legislatore immaginò d'immettere il refluo in un fiume o un torrente con discreta qualità di apporto idrico; lo scarico avrebbe dovuto diluirsi nelle acque pulite in modo da assicurare comunque la sopravvivenza almeno dei salmonidi, cioè delle trote. Nessuno si pose allora l'ipotesi di un fiume privo d'acqua "naturale". Via via che si scende a valle quindi il Lura è sempre più un'insieme di scarichi a cielo aperto.
Ecco perché l'immagine della Lura è stata sovente un rigagnolo rossastro, a volte anche maleodorante (ora non più. grazie ai miglioramenti degli impianti).
Purtroppo quasi tutti i corsi d'acqua compresi fra Ticino e Adda nei periodi di magra sono solo acqua di scarico.
Non è un buon motivo per arrendersi e il Parco è un atto di fiducia verso il futuro.
Lura in magra a Rovellasca
(foto di Fabio Lopez)