Si dice la Lura, non il Lura, per affetto, per lessico familiare che è divenuto dialetto, linguaggio di tutti: il Santuario di Rovello Porro, per esempio, si chiama Santa Maria della Lura. La Lura, dunque un fiume al femminile, forse in origine quasi una parafrasi della donna, con i suoi seni e i suoi meandri a muoversi in mezzo alle campagne e scendere fino alla città.
Secondo Pierino Boselli, esperto di toponomastica lombarda (Suagrco editore 1977) un tempo era detta "Luira" (da cui anche Luirate, l'antica Lurate Caccivio), forse riflesso di un nome proprio di persona antico Lurius; oppure ha la stessa etimologia dei luogi chiamati Lora (frazioni di Como, di Campegine in provincia di Reggio E. e ancora di Trivero nel vicentino), dove quel nome significa "luogo nel fiume, dove c'è una buca nel fondo e l'acqua assai bassa". Ed in effetti il corso alto del fiume fino a Rovellasca è molto inciso sulla pianura.
Certo un piccolo fiume, meglio dire torrente, che un tempo portava solo acque sorgive dalle colline moreniche fino all'Olona, ora in prevalenza collettore degli scarichi finali che seguono gli impianti di depurazione. Con i problemi che vedremo, sfogliando le pagine di questo sito.
Per venti chilometri del suo percorso e oltre mille ettari di superficie, il territorio della Lura è protetto da dodici Comuni lombardi quale Parco locale d'interesse sovraccomunale (l'acronimo è "Plis"): otto sono in provincia di Como, due in Provincia di Varese, due nella Città metropolitana di Milano da Cassina Rizzardi fino a Lainate. Non vi è stata nessuna imposizione dall'alto, non dallo Stato, non dalla Regione, nemmeno dalle Provincie, solo una libera scelta delle amministrazioni: nove di queste stavano già cooperando per la depurazione delle acque di fognatura, nella loro società di servizi Lura Ambiente S.p.A.