Le canalizzazioni irrigue della pianura Padana hanno un'età indefinibile; ve ne erano ai tempi dei romani e i monaci benedettini ne svilupparono la rete a coprire l'intera pianura irrigua, a sud della linea di affioramento delle falde (la linea dei fontanili). Leonardo da Vinci aveva un diritto di utilizzo delle acque del Naviglio Grande per irrigare la propria vigna (posta fuori porta, fra S.Maria delle Grazie e San Vittore).
Leonardo da Vinci era tornato a Milano nel 1508, al soldo dei francesi; sotto il governatore Charles D'Amboise e poi sotto Gaston de Foix ebbe la commessa di studiare il miglioramento delle canalizzazioni a nord della città per il trasporto delle merci e delle genti e anche per favorire l'adacquamento irriguo della pianura asciutta. Leonardo pensava grande: nella sua mente si sviluppavano fiumi di intuizioni che annotava puntualmente in ritagli di carta d'ogni genere, spesso di recupero. Nel Codice Atlantico c'è un foglio dove si leggono fitti fitti calcoli e profili per costruire un canale da Milano a Como (e per avere la pressione sufficiente aveva persino pensato di andare a prendere l'acqua dallo Spluga!): il tema del sollevamento delle acque era al centro delle sue attenzioni e norie e coclee si ritrovano in molti fogli; in uno vi è disegnata una rampa in salita, con noria annessa; in un altro vi è una mappa molto precisa dei laghi fra Como e Lecco; assai piu nota è la proposta di un canale da Brivio a scavalcare le rapide dell'Adda che due secoli dopo trovò attuazione nel Naviglio di Paderno.
Le visioni di Leonardo non trovarono esecuzione allora, ma il tema dell'adaquamento dell'alta pianura asciutta tormentava ingegneri e politici di ogni tempo. La svolta decisiva avvenne per l'iniziativa di Eugenio Villoresi e Maraviglia -1863- con una proposta che mediava diverse idee tra veti incrociati di territori che temevano di vedersi sottratte disponibilità d'acque irrigue per causa di nuove captazioni dai laghi pedemontani. I due ingegneri proposero al Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici del neonato Regno d'Italia la costruzione di due canali paralleli alle Alpi per irrigare quasi per intero la pianura asciutta fra Ticino e Adda. Si realizzò soltanto quello più basso, che ben conosciamo, fra Somma Lombardo e la Martesana a monte di Cassano d'Adda. Ma il canale più alto sarebbe stata un'opera assi più ardita: si prevedeva di prelevare l'acqua dal lago Ceresio (o di Lugano) lungo l'emissario Tresa, sul confine Elvetico. Il canale avrebbe percorso la Val Cuvia, sovrastato il Lago di Varese e poi adacquato tutte le campagne fino a raggiungere il Seveso (a monte di Copreno o un poco più a sud, a valle di Camnago). Avrebbe attraversato il Lura in ponte, laddove oggi c'è l'Autostrada Pedemontana. Con la differenza che il canale avrebbe offerto l'acqua irrigua a tutti i campi del Saronnese a valle della Moronera e da Rovellasca fino a Garbagnate Milanese. Viceversa l'autostrada di oggi definitivamente sottrae a quei campi anche quel minimo adacquamento naturale proveniente da monte.
Oggi l'agricoltura è posta in secondo piano rispetto alle esigenze industriali, ma anche per queste la domanda di acqua è insaziabile. Specie per un settore così importante per il comasco come quello del tessile. Per questo motivo la visione di Leonardo si è avverata in chiave contemporanea; una società cooperativa dell'Unione Industriali di Como ha realizzato una rete di acquedotti che pesca l'acqua in profondità del Lago grossomodo di fronte a Villa Olmo e la pompa in alto, oltre Camerlata, a fornire acqua agli stabilimenti posti sull'asse della "Garibaldina" fino a Cassina Rizzardi da un lato e fino a Montorfano dall'altro, ad un costo decisamente competitivo rispetto ad altro tipo di approvvigionamento.
Il Parco Lura è impegnato nel verificare come questa opera possa essere di aiuto anche ai campi e al fiume. E' presto per affermarlo, ma la riflessione è aperta.