Nei pressi di Bulgorello, lungo la strada che da Bregnano raggiunge Vertemate, in cima ad una collina si trova un rudere di cascinale, S.Angelo. Lo diresti come tanti che si trovano sparsi per ogni dove nella pianura, a seguito delle mutate esigenze agronomiche dei nostri tempi. Tuttavia fra i mattoni e le pietre di una parte dell'edificio (o di ciò che ne resta) sono apparsi evidenti i segni di una muratura di pietra antica, verosimilmente la base di una torre medievale. Agli inizi degli anni '90 fu possibile esplorare l'interno disabitato e nella torre furono scoperti, grazie all'intuito di Cesare Piovan e Oleg Zastrow, lacerti di affreschi religiosi alto medievali; furono oggetto di iniziali studi da parte di Alberto Rovi. Si tratta di resti di un campanile romanico con sottostante chiesetta, forse adattamento di una più antica torre di segnalazione ed era già luogo di culto abbandonato molto prima del 1592, quando il vescovo di Como Feliciano Ninguarda lo ricorda nella sua visita pastorale, accennando alla presenza di diverse figure dipinte. I documenti più antichi finora noti che riguardano l'edificio risalgono al 1486 – 1487, quando la chiesa rurale risultava dedicata ai Santi Eusebio e Angelo e affidata al prete Francesco Giovio, membro di un'antica e nobile famiglia comasca.
Risulta probabile l'intitolazione della chiesa a S. Eusebio pur se la visita del vescovo Ninguarda (1592) parla di cappella di S. Eusebio "de S. Angelo" ed aggiunge, in elenco, al titolo di S. Eusebio, quello alternativo dei Santi Proto e Giacinto, martiri venerati nel Duomo di Como. La cascina apparteneva alla famiglia Carcano di Vertemate e ad un Carcano, Giovanni Pietro, fu imputata la profanazione della chiesa, con minaccia di scomunica da parte del vescovo Filippo Archinti (1597). La trasformazione da chiesa in abitazione comportò la suddivisione in piani e la probabile perdita della parte inferiore delle figure dipinte, deturpate dalla soletta. Gli affreschi furono staccati arbitrariamente dalla proprietà dalla parete con pesanti porzioni di intonaco, all'atto di cessione del compendio a un operatore immobiliare (anno 2000).
Vennero recuperati ad opera del Nucleo dei CC per la Tutela dei Beni Culturali, sequestrati e poi confiscati dall'Autorità Giudiziaria che li affidò in temporanea custodia al Museo Civico di Como (2003). La Soprintendenza Regionale, nello stesso anno, impose un vincolo di tutela sulle porzioni di edificio di più antica elevazione (cappella e campanile).
Rimasti a lungo nei magazzini della Pinacoteca, gli affreschi sono stati finalmente (2012 – 2013) restaurati dall'equipe dell'Accademia di Belle Arti Aldo Galli di Como guidata da Vanda Maria Franceschetti. Il restauro ha consentito di rimuovere l'intonaco eccedente e di ricollocarli su cinque pannelli alveolari della stessa altezza, ma di larghezza variabile secondo le dimensioni degli affreschi. Si tratta di un'importante testimonianza di pittura romanica, assegnabile alla prima metà del secolo XI.
L'iniziativa dell'operazione si deve al Consorzio Parco del Lura con il patrocinio della Fondazione Cariplo, il contributo della Fondazione Provinciale della Comunità Comasca e con il sostegno istituzionale e tecnico della Soprintendenza ai Beni Architettonici e del Paesaggio, della Soprintendenza ai Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici di Milano e dei Civici Musei di Como. Oggi si trovano nella sede del Consorzio e sono visitabili.